In diversi articoli passati abbiamo trattato il colore in molte “sfumature”. In uno di essi, abbiamo analizzato lo spettro elettromagnetico visibile all’occhio umano, che è il responsabile appunto dei colori che riusciamo a percepire. Forse però non abbiamo notato che nello spettro mancano due colori di fondamentale importanza: il bianco e il nero.
Ma il bianco e il nero possono essere considerati colori? E’ questa la domanda amletica che molti scienziati si pongono da diverso tempo. Non esiste una risposta unica: molto dipende da come definiamo il colore e quale prospettiva stiamo adottando.
Prospettiva Fisica
In Fisica, il bianco e nero non sono considerati colori. Vediamo il colore come risultato delle lunghezze d’onda della luce che rimbalzano sugli oggetti e colpiscono i nostri occhi. I nostri occhi traducono queste lunghezze d’onda in ciò che percepiamo come colore. Poiché sia il bianco che il nero non hanno una lunghezza d’onda specifica, non possono essere considerati come colori. Il bianco è la combinazione di tutte le lunghezze d’onda della luce visibile, mentre il nero è l’assenza di luce visibile.
Quando la luce bianca attraversa un prisma, la luce si scompone nelle luci dei colori dell’arcobaleno, dimostrando che la luce bianca è la somma di più lunghezze d’onda diverse. Quando un oggetto assorbe tutte le lunghezze d’onda della luce, vediamo il nero. In un certo senso, il nero non è un colore ma piuttosto l’assenza di colore. Il nero che assorbe la luce assorbirà anche il calore, motivo per cui in quei paesi che si avvicinano all’equatore e che sono esposti a temperature climatiche elevate, le case vengono pitturate di bianco (per la sua capacità di riflettere la luce e quindi assorbire meno calore).
Gli oggetti non hanno un colore intrinseco. Una mela è rossa, non perché la buccia è rossa, ma perché la buccia contiene delle delle molecole con caratteristiche tali da riflettere le lunghezze d’onda rosse e assorbire il resto. Quindi vediamo il colore come risultato della luce. Senza luce, non c’è colore. Se chiedi a uno scienziato se il bianco e nero sono colori, la risposta sarà no.
Rientra in questa prospettiva la cosiddetta mescolanza additiva, cioè il metodo utilizzato nei sistemi elettronici e informatici per “produrre” colore. Se ad esempio prendiamo un monitor, noteremo che il nero è l’assenza di colore: i led sono fisicamente spenti. Di contro, il bianco sarà invece la somma dei tre colori primari RGB. Quindi il monitor consuma più corrente con i colori chiari, mentre è più economico con i colori scuri: non a caso da qualche anno sono spuntati diversi siti a risparmio energetico, adottando background scuri o addirittura neri.
Prospettiva Artistica
Il punto di vista di un artista invece è poco interessato alle interazioni fisiche, i fotoni di luce e le molecole… motivo per cui gli artisti considerano il bianco e il nero come colori a tutti gli effetti. In questo caso però la composizione del bianco e del nero sono diametralmente opposti a quella della prospettiva fisica poc’anzi esposta: infatti, quando i pigmenti vengono utilizzati su tela o carta, il bianco è la superficie che rimane non pigmentata, non verniciata, non colorata mentre il nero si dice che sia “la somma di tutti i colori”, anche se, in realtà miscelando, i colori primari Magenta, Ciano e Giallo si ottiene una macchia marrone/nerastra.
In questa prospettiva valgono le regole della mescolanza sottrattiva, il metodo che ci insegnano a scuola nelle lezioni di educazione artistica, mescolando i colori a tempera o gli acquerelli.
Il bianco nel contesto della chimica dei pigmenti è un colore ma non si può ricreare dai colori primari: abbiamo anche detto che il bianco puro è l’assenza di colore nel senso più stretto della definizione. E allora come facciamo? Quando si esamina la chimica dei pigmenti del bianco, scopriamo che vengono utilizzate sostanze macinate (come gesso) o sostanze chimiche (come titanio, zinco o carbonati di calcio) per creare le numerose sfumature di bianco in pittura. Vale la pena notare che la carta bianca è prodotta sbiancando la corteccia degli alberi (polpa di carta).
La stessa cosa vale per il nero, che in realtà non è ottenuto dalla miscela di colori primari ma da elementi presenti in natura (come il carbone, la fuliggine oppure tramite processi chimici sui minerali come il diossido di manganese…). Il blackest black (traducibile in italiano come: “il nero più nero”) è una sostanza composta da nanotubi di carbonio sviluppato nel 2019 dal Massachusetts Institute of Technology in grado di trattenere il 99,995% della luce, diventando il materiale più nero mai creato dall’uomo.
“Pigmento” e “colore” quindi non possono essere sinonimi, cosi come “radiazione luminosa” e “colore” non sono sinonimi. E proprio come abbiamo sensazioni visive rosse, verdi, blu o gialle, abbiamo anche sensazioni visive di bianco, nero o grigio.